Borgo Santa Croce
è una delle stradine che ci conducono alla chiesa di Santa Croce nell’omonimo
quartiere. Nessuno però, semplicemente passandoci può accorgersi che in uno di
quei palazzi ci fu la casa-studio del aretino Giorgio Vasari. In effetti, nel
numero 8 troviamo un palazzo con una facciata cinquecentesca però questo
palazzo è oggi una propietà privata quindi nessun indizio ci fa pensare che ci
sia l’abitazione fiorentina di questo grande artista e biografo.
La “casa” è
solamente visitabile rivolgendosi presso il Museo Horne in Via dei Benci dove hanno
un accordo con i propietari attuali per aprirla i venerdì, sabato e domeniche
in ore concertate con una guida del museo che ci accompagna.
Scrivo “la casa”
perchè originalmente questa era composta, secondo i documenti dell’epoca
trovati, da tre stanze e lo studio. Di questi spazi, quello che sembra era lo
studio si trova nel piano terreno ed è diventato un ufficio, perciò non è
nemmeno aperto al pubblico però non conserva praticamente nulla del suo aspetto
d’origine tranne una pittura quasi sparita nella lunetta d’ingresso.
Nel primo piano
c’è la stanza principale, che sarebbe stata quella di rappresentazione e
ricevimento delle visite. Le altre stanze invece non si sa dove furono neanche
se si conserva qualche traccia della presenza di Vasari dopo le numerose
ristrutturazioni nel corso del tempo e forse non si saprà mai giacché tutti gli
altri spazi sono appartamenti privati oppure uffici.
Allora la visita
si riduce a questa stanza principale, chiamata Sala Grande, che è stata
restaurata grazie all’Ente Cassa di Risparmio di Firenze dai restauratori Guido
Botticelli e Gioia Germani, e presentata lo scorso mese di settembre e aperta
in occasione del “Anno Vasari”, cioè i 500 anni dalla nascita del artista.
Questa casa fu la
seconda e definitiva che Vasari ebbe nella città, gli fu conceduta dal Duca
Cosimo I nel 1557 dopo richiesta sua per potere essere vicino al Palazzo
Vecchio dove stava lavorando nella decorazione. Inizialmente l’ebbe in affitto
fino a qualche anno dopo quando il Duca gliela diede in segno di riconoscenza
per il suo servizio artistico, oppure più sicuramente dopo averla richiesto in
propietà lo stesso Vasari.
La Sala Grande è
una sala rettangolare con camino e tre grandi finestre verso la strada. Le
intere pareti furono decorate con degli affreschi dalla mano dello stesso
Varari e la sua bottega. Le pareti sono spartite con delle scene tratte degli
episodi dalla “Naturalis Historia” di Plinio il Giovane, alternate con nicchie
(la pittura simula un’architettura) dove ci sono allegorie femminili delle
arti; finalmente nella parte superiore tredici ritratti di artisti nel fregio
intorno a tutta la stanza. I ritratti sono alternati da putti, mentre le scene e le allegorie delle arti da erme femminilli
alate che “sorreggono” il fregio.
La parete che si
vede giusto davanti quando si entra nella stanza è quella delle tre finestre,
fra le quali ci sono due erme; e sopra le finestre i ritratti di Cimabue;
Giotto e Masaccio (da sinistra a destra).
Successivamente a mano destra
troviamo una grande pittura centrale con la scena di “Zeusi dipinge Giunone come
Elena servendosi delle cinque fanciulle più belle” fiancheggiata dalle
allegorie dell’architettura a sinistra, e della pittura a destra. Gli artisti
rappresentati sopra, nel fregio, sono Raffaello, Michelangelo, Leonardo e
Andrea del Sarto.
Zeusi dipinge Giunone: racconta
Plinio che i cittadini di Crotone vollero arricchire con splendide pitture il
tempio di Giunone, che tanto veneravano, e fecero venire Zeusi, che si diceva
era il migliore dei pittori della sua epoca.
L’artista volle dipingere la figura di Elena, la più bella delle donne
conosciute quindi chiese le fanciulle più belle che avessero come modelle. Fra
tutte quelle che gli portarono lui ne scelse cinque, i nomi delle quali furono
celebri. Zeusi creò la bellezza perfetta (che sapeva inesistente in un solo
soggetto) dipingendo la parte più notevole di ciascuna delle modelle.
La scena dipinta
da Vasari e allievi, è divisa in due parti: a sinistra, il pittore sta
lavorando con la sua figura femminile perfetta con una modella. Altre due accanto
si stanno spogliando per prepararsi oppure vestendo perché hanno già finito.
Nella parte a destra, fuori dello spazio dove lavora l’artista, altre modelle
stanno arrivando e alcune donne stanno passando davanti facendo dei commenti
fra di loro e una sarebbe la moglie di Vasari che lui ha messo nella scena.
Nella parete dove
si trova anche la porta d’ingresso, quindi quella opposta alle finestre, si
rappresenta l’allegoria della Musica dentro una nicchia finta e dopo la scena
di “Apelle e il Calzolaio”. Gli artisti nel fregio sono Donatello e
Brunelleschi.
Apelle e il Calzolaio: Plinio
racconta diverse storie sull’eccelenza del pittore Apelle. Una delle più famose
era l’abitudine del artista di mostrare i suoi dipinti nella porta della suo
bottega e nascondersi dietro per ascolare i commenti che la gente ne faceva.
Accadde una volta che un calzolaio fece notare degli errori nella calzatura e
Apelle lo corresse quella notte. La mattina dopo, quando il calzolaio ci
ritornò e vide i cambiamenti, diventò orgoglioso del suo effetto sull’artista.
Però si mise a criticare il modo come il pittore ebbe dipinto i piedi. A quel punto,
Apelles apparve dal suo nascondiglio e disse al calzolaio di non andare oltre
alle scarpe.
Nella scena di
Vasari si vede il momento quando il calzolaio critica le scarpe e Apelles si
trova nascosto dietro la pittura ascoltando.
L’ultima parete è
quella dove c’è anche il camino. Nella parte superiore si rappresentano Pietro
Bonaccorsi, Giulio Romano, Rosso Fiorentino e Francesco Salviati. Sotto Pietro
Bonaccorsi troviamo l’allegoria della Scultura e sotto Francesco Salviati la
Poesia. Sotto Rosso Fiorentino c’è il camino dove si rappresenta anche il busto
dipinto di Vasari fiancchegiato di due putti
con degli stemmi della sua famiglia e della sua moglie, Niccolosa Bacci.
Fra il camino e la
Scultura c’è la scena “La scoperta della Pittura”, la pittura si scopre
attraverso la silueta della stessa ombra.
I ritratti degli artisti e il Restauro:
Nessun commento:
Posta un commento